28 gennaio 2006

NON C’E’ ROSA SENZA SPINE…


Ma perché, perché, in Italia, quando ti fai avanti con proposte concrete che riguardano la libertà e il modo di vivere della gente, c’è sempre qualcuno che ti dice che “quella è una questione che attiene alla propria coscienza, la politica deve occuparsi di altro”?! E’ quello che è successo alla Rosa nel pugno, neonata formazione politica con genitori illustri (Socialisti Democratici e Radicali) ed un simbolo storico, emblema della miglior socialdemocrazia europea. I primi vagiti li ha fatti a Fiuggi in autunno, affermando semplicemente che uno Stato deve essere laico, se vuole salvaguardare i diritti di tutti i cittadini, e apriti cielo, sono partite le scomuniche, intervallate da commenti saccenti del tipo “non è questo il punto, non sono questi i problemi”. Magari i problemi non sono questi, ma è un dato di fatto che molti vengono proprio da lì.
I laici (questi sconosciuti) pensano sostanzialmente che un buono Stato debba farsi gli affari suoi in materia di comportamenti individuali, intervenendo per evitare prevaricazioni ed abusi, e in ogni caso per difendere e tutelare la salute e i diritti dei cittadini. Esattamente il contrario di quanto accade in Italia, dove non si può insegnare ai ragazzi ad evitare gravidanze non desiderate o malattie sessualmente trasmissibili come l’Aids (perché il sesso fuori dal matrimonio è tabù, mentre la contraccezione lo è pure nel matrimonio); in compenso, se decidiamo di tirare il mattarello in testa alla vicina di casa, entrata per chiederci in prestito due uova, lo possiamo fare grazie alla nuovissima legge che amplifica in modo abnorme il diritto alla legittima difesa (basta il sospetto, anche se poi infondato, di aggressione, per averne “diritto”).
I laici, questi sconosciuti (che qualcuno distingue dai “laicisti”, i quali francamente non ho ancora capito chi mai debbano essere) sono molto probabilmente gente dotata semplicemente di buon senso ed umiltà: non ritengono, ad esempio, che la politica debba “guidare” il popolo (bue) infondendogli chissà quali ammaestramenti e valori. Se il popolo (bue) ad un certo punto smette di sposarsi e va a convivere, i laici pensano ad un modo per tutelarli, e questo modo lo chiamano “Pacs”, senza strepitare di politiche in difesa delle famiglie o di disgregazione sociale. Idem fanno se il popolo (bue) comincia ad avere problemi di fertilità e si orienta su tecniche artificiali o se cerca di guarire da malattie genetiche o ereditarie. Si astengono, bontà loro, dal dispensare lezioncine edificanti sull’adozione internazionale e/o sull’utilità della sofferenza per l’evoluzione spirituale dell’uomo, supponendo che gli interlocutori non siano a tal punto decerebrati da non averci pensato anzitempo.
Ma va bene. La “Rosa nel pugno” ha cominciato le proprie attività anche a Brescia, con la reciproca conoscenza fra radicali e socialisti democratici. Dicono che sia una piazza difficile in quanto terra tradizionalmente cattolica, e così facendo danno a tutti i cattolici bresciani il patentino, non richiesto, di integralisti… Che bello se, fra tante spine, si assisterà al fiorire del bocciolo.

21 gennaio 2006

SI SALDI CHI PUO’!


Tanto per cambiare, i conti non tornano.
A sentire la Confcommercio, dovremmo spendere tra i 350 e i 400 € a famiglia in questa tornata di saldi “pesanti”, quelli invernali (si sa: un conto è l’acquisto di un giubbino jeans, un conto è cambiare il cappotto…) Peccato che le principali associazioni dei consumatori diano tutt’altri numeri: 130 € di media, praticamente un terzo. A chi credere?
Mah. Questo, comunque, rimane ancora l’aspetto meno importante: ognuno, infatti, spenderà la cifra che vuole (e/o può), sicuramente senza farsi influenzare dalle medie nazionali, vere o presunte. Il punto vero è: ma a che servono, esattamente, questi benedetti saldi? Un tempo, tanti tanti anni fa, quando eravamo negli opulenti anni Ottanta e nei benestanti anni Novanta, la funzione dei saldi era quella di farci “cavare lo sfizio”. Tutto il necessario te l’eri già comprato prima; qualcosa ti era stato regalato a Natale; la giacchina sfiziosa, il pantaloncino ultimo-urlo o il paio di scarpe in più, ecco, quelle arrivavano ai saldi.
Ma adesso? Non so voi: per la sottoscritta i mesi di settembre-ottobre-novembre-dicembre semplicemente non esistono, se non per le gravi emergenze (del tipo: i figli bucano tutti i pantaloni in modo irreversibile; il paio modello “acqua in casa” che doveva durare fino a gennaio comincia ad essere modello “piazza San Marco a novembre”). Gli acquisti si fanno inderogabilmente a gennaio, minimo al 30% ma indicativamente al 50% in meno del prezzo del cartellino.
Evidentemente, però, dobbiamo proprio essere in tanti a comportarci così, perché l’Intesaconsumatori (cartello delle maggiori associazioni del settore) ha lanciato la proposta di ridiscutere della politica dei prezzi: che senso ha, se tutti ormai comprano ai saldi, tenere i prezzi “interi” per tutto il trimestre precedente, coi negozi vuoti di acquirenti? Saldi perenni, insomma, per consentire oltretutto alle famiglie di avere un maggiore potere d’acquisto, perché poi finisce che, quando si arriva a gennaio, magari i soldi della tredicesima sono stati spesi per altro e allora addio anche ai saldi…
Risposte dalla controparte, ovvero dai commercianti, non ne arrivano, eccettuata la tendenza ad anticipare costantemente l’avvio dei ribassi: come l’anno scorso, è stata Napoli ad aprire le danze, cominciando il 2 gennaio. Ma non si contano le segnalazioni, in tutta Italia, di violazione delle regole di esercenti che hanno iniziato a “ribassare” in anticipo, si suppone stanchi di avere il negozio deserto… Viene definita “concorrenza sleale” dai loro colleghi, ma forse è solo un salutare attacco di buon senso: è che, siccome in Italia non se ne vede molto in giro, quando appare è subito scalpore…