PER GRAZIA RICEVUTA…
Ci mancavano solo i vescovi. Già in questa campagna elettorale non si riesce più a distinguere una sola idea o concetto chiaro (figuriamoci poi una linea programmatica!), ci mancavano solo le “non indicazioni di voto” del cardinal Ruini all’ultima riunione della Cei.
Che cosa ha detto Sua Eminenza? Essenzialmente, due cose: la prima, che la Chiesa non si schiera a favore di nessun partito; la seconda, di non votare per chi non difende la centralità della famiglia e del matrimonio. Carino: come dire, “non mi schiero a favore, ma a sfavore”…
Qual è il motivo del contendere? I famigerati “pacs”, patti civili di solidarietà. Anche a Brescia, un paio di domeniche fa, qualche blasonata parrocchia del centro storico ha cominciato la sua campagna elettorale su questo punto, distribuendo fotocopie orientative riportanti un articolo dell’”Avvenire” su questo punto. Uno scritto misurato ed obiettivo che parlava di disgregazione sociale e crollo dei valori della comunità, arrivando ad insinuare che il vero obiettivi di ciò era arrivare al matrimonio gay ed alla possibilità di questi di adottare figli.
Sembra di esser tornati indietro di trent’anni, all’epoca della campagna per il divorzio. Ai tempi, c’era il povero Amintore Fanfani che girava per il meridione strillando che, con la possibilità di divorziare, tutti i mariti d’Italia sarebbero scappati di casa per correre dall’amante, abbandonando per sempre moglie & figli (e viceversa, con le mogli che scappano con l’amante). Anche all’epoca, queste persone avevano del matrimonio una tenera visione, suppergiù simile a quella di un Carcere di Massima Sicurezza. Che bellezza.
Adesso, è la stessa solfa: c’è la proposta, sostenuta da alcuni partiti del centrosinistra, di riconoscere giuridicamente le coppie che decidono di non sposarsi; si tratta di più di due milioni di persone che, attualmente, convivono con la persona che amano. Se questa si ammalasse, non potrebbero assisterla in ospedale perché, per la legge, “non esistono”, come non esistono per le casse previdenziali e sanitarie, per l’asse ereditario, eccetera eccetera. Perché occuparsi dei diritti civili di costoro significa, agli occhi del cardinal Ruini, “minare i valori della famiglia”? Forse le famiglie italiane si fondano sul disonore e sulla clandestinità altrui? Che poi: se i cardinali si fossero limitati a far osservare che i cattolici veri non devono convivere ma sposarsi, avrebbero adempiuto al loro proprio ufficio senza limitare la libertà di nessuno, né dei praticanti né dei non praticanti. Ma così non va, non può andare. Una Chiesa che da un lato si prende l’8 per mille delle tasse degli italiani, che non paga l’Ici, che dice chi non votare, è ormai un partito occulto della politica italiana. Ma a differenza degli altri, non possiamo nemmeno usare il nostro diritto di voto per mandargli un messaggio in proposito.
O forse si?